venerdì 24 febbraio 2012

Atari? Magari!

Sono un nostalgico.
Tutti in fondo lo siamo a nostro modo, per le ragioni più disparate, chi relativamente ad un periodo della sua vita, altri per le cose che un tempo c'erano e adesso non ci sono più. 
Io sono un nostalgico di entrambi i tipi.
Quando ero bambino passavo molto tempo nei bar e nelle sale giochi pur di poter mettere le mie manine pacioccose su qualsiasi nuovo videogioco fosse arrivato in questo o quell'altro locale. Era una cosa più forte di me e quella voglia di giocare, completamente compulsiva, si è trasformata col tempo in un collezionismo senza scrupoli di macchine per l'intrattenimento videoludico casalingo (leggi Consoles).
Facendo di necessità virtù ho infine imparato qualche cosina sul mondo delle consoles per videogiochi e se dovessi scriverne in questa sede la storia forse dovrei partire citando la Magnavox Odyssey, prima console casalinga al mondo, che quest'anno compie quarant'anni. Ma a dirla tutta l'Odyssey aveva un numero limitato di cartucce, che a ben dire non erano nemmeno delle cartucce di gioco, erano piuttosto degli enormi "jumpers" che permettevano di variare le opzioni dell'unico gioco in essa contenuto, ovvero una delle mille versioni di Pong.
Se vi state chiedendo cosa sia Pong (Dio mi perdoni per quello che sto pensando di voi in questo momento) qui di seguito vi appiccico una foto.
 
Quindi, una macchina con un solo videogame all'nterno, che poteva venire variato in base al tipo di "cartuccia" che vi si inseriva. Mmm....

Per poter assistere alla nascita di quella che da lì in avanti sarebbe divenuta l'industria dei videogiochi, dobbiamo però aspettare ancora qualche anno, quando un certo Nolan Bushnell fonda Atari e se ne esce con la più grande figata che gli anni '70 abbiano mai partorito dopo i Ramones
l'Atari 2600.

Ecco, da quella bestiola in plastica nera e radica, ebbe inizio la storia dei videogiochi per console per come la conosciamo oggi. La madre terra dei videogiocatori, la dea Gea del pantheon videoludico, la console più longeva della storia (Non sia mai che questo record possa venire battuto dal Neo Geo AES, io un po' ci spero...) prese vita nel '77 e continuò a rimanere in produzione fino al 1991. Quattordici anni. Mica cazzi.
Dapprima venduta con il nome Atari VCS, acronimo di Video Computer System, e poi ribattezzata Atari 2600 in concomitanza con l'uscita della seconda console casalinga di Atari, ovvero la mastodontica e allo stesso tempo orrenda Atari 5200, rimase per anni LA CONSOLE, esatto, tutto maiuscolo.
Perfino in Europa LA CONSOLE ha spopolato come non ci si sarebbe aspettato. In Italia, al grido di "Atari? Magari!" una battente pubblicità pre-post natalizia aveva condizionato tutti i più o meno bambini dell'epoca. Cosa ha comportato questo nella nostra società? Ve lo dico alla fine... 
Ma quali erano i giochi a cui si poteva giocare sull'Atari duemilaesei?
Facciamo qualche nome?
Avete presnte "Space Invaders"?





Ecco, quello qua sopra. Bene, se questo titolo o la schermata non vi dicono niente, ma proprio niente, i casi sono due, o siete qui per sbaglio e state leggendo il blog sbagliato, oppure siete nati tra il 1990 e il 2000. In entrambi i casi un consiglio, provatelo. Non c'è grafica paleolitica, non c'è sonoro pleistocenico o qualsiasi altra cazzata da bimbiminkia che tenga, Space Invaders, per quanto vecchio, ripetitivo o monotono che possa sembrare ha una giocabilità immediata e crea una dipendenza dopante talmente fulminea che può essere tranquillamente definito come il "Crack" del mondo dei videogiochi. (Crack la droga, non l'emozione di vincere perdendo un miGliardo. Se non hai capito la battuta allora sul serio sei nato ieri...)
Cos'altro? Ha ha ha, potrei iniziare adesso e finire l'epifania dell'anno prossimo a citare titoli grandiosi, ma di uno, uno in particolare, non posso esimermi in questa sede di analizzare un po' più approfonditamente.

Tohru Iwatani è un giovane game designer giapponese che lavora per una software house promettente, la Namco. Un giorno, assieme ai suoi colleghi, decide di andare a mangiarsi una pizza, che arriva sul tavolo degli impiegati gia tagliata a fette. Iwatani ne toglie un pezzo, lo porta alla bocca, ne gusta il primo morso e mentre vaga con la mente alla ricerca di un'idea per il videogioco che sta realizzando vede qualcosa in quel piatto che per qualsiasi altra persona sarebbe stata niente di più e niente di meno che una pizza senza uno spicchio. Ma lui è un visionario e in quel piatto non ci vede una pizza, no, lui ci vede ben altro:

Per la prima volta nella storia dei videogiochi, non siamo più la navicella spaziale che spara agli alieni, o la racchetta che deve colpire la pallina. Per la prima volta, siamo qualcuno, interpretiamo Pac Man e dobbiamo condurlo attraverso un labirinto disseminato di pillole energetiche, evitando dei fantasmi che ci inseguono. 
Forse le mie parole non saranno sufficienti a descrivere quale balzo in avanti sia stata la nascita di Pac Man, eppure è chiaro a tutti che quel cerchio giallo a cui manca uno spicchio è in assoluto il primo, vero, eroe del mondo dei videogiochi e per questo dobbiamo rendergli grazie. (A Iwatani, non a Pac Man, anche perchè non credo sarebbe in grado di ricambiare...)
Mario, Sonic, Luigi, Tails, Gex, Rayman, Lara Croft, Donkey Kong e tutti gli altri eroi, dal primo all'ultimo, sono tutti in debito col padre degli eroi dei videogame, lo Zeus del pantheon videoludico, Pac Man.
Com'era Pac Man su Atari 2600 volete sapere? Come ha funzionato il binomio tra il più bel gioco dell'epoca con la miglior console del periodo? E' presto detto: di merda.
La conversione ed adattamento del gioco arcade per la console casalinga di Atari fu un vero e proprio scempio della bellezza originale di Pac Man, anche se questo non fermò del tutto le vendite, facendo si che Pac Man divenisse (e rimanesse) il gioco più venduto per la duemilaesei. 
Assieme a quell'aborto di videogioco, che forse nemmeno tale si può definire, che fù E.T., Pac Man contribuì alla prima grande crisi del mercato del videogioco, che fino a quel momento sembrava apparentemente inarrestabile. Ma questa è un'altra storia.


Ah si, quasi me ne dimenticavo, volete sapere in che modo Pac Man abbia influito sulle generazioni future e sulla nostra società?
Beh, non sta a me dirvelo, ci ha gia pensato un manager della Nintendo più di vent'anni fà.


Stay tuned for more rock'n'roll!

"Se i giochi influenzassero la nostra vita, prendete ad esempio PacMan, saremmo tutti in delle stanze buie ad ascoltare musica elettronica ripetitiva mangiando pasticche magiche." 

Kristian Wilson 
Nintendo Inc.
1989


 

4 commenti:

  1. Santo cielo, E.T.
    http://www.youtube.com/watch?v=xBujIgcKS2Y
    Ovviamente anche lui ne ha qualcosa da dire.
    Pacato.

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  2. Mamma mia, che qualità insulsa che ha quel filmato, eppure una cosa è certa, E.T. dovrebbe essere tenuto come monito per tutti i videogiocatori, del tipo: "Se non la smetti subito di fare questo o quello, ti faccio giocare a E.T. su Atari 2600"
    Paura eh? ;)

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  3. Pensa doverci giocare a Udine.
    (Metti a posto l'ora del blog, i post sono sfasati)

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  4. Orario sistemato, grazie per la segnalazione.
    PS: Udine noooooooo ;)

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